«Chi semina autostrade, raccoglierà traffico»
21.05.2024
Tra mobilità elettrica, trasporto pubblico e forza muscolare: Il ricercatore sulla mobilità Thomas Sauter-Servaes spiega cosa serve per realizzare una svolta a lungo termine nel settore dei trasporti e perché ancora molte persone restano legate alla propria auto.
Thomas Sauter-Servaes, Mobility intende elettrificare l’intera flotta entro il 2030. Che significato ha questa decisione per il futuro della mobilità?
La mobilità elettrica non è tutto, ma senza mobilità elettrica tutto è nulla. Abbiamo bisogno di una svolta propulsiva, ma dobbiamo essere consapevoli che da sola non rappresenta una svolta nella mobilità. Ad esempio, è determinante da dove proviene l’elettricità per i veicoli. Anche se le auto elettriche stanno diventando più «verdi», c’è ancora molto da fare sia in termini di utilizzo che di produzione. Ma il problema principale è un altro.
Ovvero?
Non possiamo semplicemente elettrificare i nostri veicoli e poi andare avanti come prima. Non serve solo più mobilità elettrica, ma anche più mobilità M.
Mobilità M?
Mobilità della forza muscolare. Considerando che nelle città svizzere circa il 50% di tutti gli spostamenti in auto avviene nel raggio di cinque chilometri, faremmo bene a promuovere il traffico lento. Ad esempio, fare in modo che le città diventino più attraenti per i ciclisti grazie a piste ciclabili più ampie.
Nelle aree urbane la bicicletta è spesso più veloce di altri mezzi di trasporto. Perché così tante persone salgono in auto, anche nelle ore di punta?
Semplice: Perché è comodo e perché ci siamo abituati. Nella scelta dei mezzi di trasporto regnano grandi forze di tenacia. Tutti noi siamo stati socializzati sui sedili posteriori, inoltre in molti luoghi l’auto è ancora considerata uno status symbol. Finché continueremo a costruire strade e parcheggi, la gente non dirà addio all’auto.
La politica fa la sua parte: La Confederazione intende investire 5,3 miliardi nel potenziamento delle autostrade.
È deplorevole che in futuro si consolidi il vecchio modello dell’attuale sistema dei trasporti. Nel campo della mobilità c’è un proverbio che la scienza ha ripetutamente confermato: Chi semina autostrade, raccoglierà traffico. Non mi sorprende tuttavia che la politica investa comunque in questo settore.
Perché no?
I politici vogliono essere rieletti. Per questo motivo molti puntano su misure populiste che promettono di risolvere i problemi del traffico in modo facilmente comprensibile. Lo capisco, ma più strade sono decisamente l’approccio sbagliato per frenare la crescente pressione del traffico.
Cosa devo fare?
Occorrono impulsi forti per cambiare il nostro modo di pensare e scegliere altri mezzi di trasporto. A tal fine abbiamo bisogno di messaggi il più possibile chiari e accattivanti. È inoltre fondamentale che i diversi gruppi d’interesse, come i rappresentanti del settore automobilistico e del trasporto pubblico, si avvicinino gli uni agli altri con comprensione e apertura.
A proposito di TP: Quale ruolo può e deve svolgere nella mobilità di domani?
Il trasporto pubblico rappresenta il massimo strumento di sharing ed è un elemento centrale della svolta della mobilità. È giusto e importante investire nello sviluppo del sistema di trasporto pubblico. Affinché in futuro i trasporti pubblici rimangano interessanti e rappresentino una vera alternativa, devono continuare a svilupparsi.
A cosa pensate?
Non dobbiamo ridurre il trasporto pubblico ai classici grandi contenitori: treno, autobus, tram. Il concetto di «Mobility as a Service» è perfetto: L’obiettivo deve essere quello di raggruppare diverse forme di mobilità e renderle accessibili ai clienti su un’unica piattaforma nel modo più semplice possibile.
Oggigiorno mancano ancora offerte di questo tipo.
Riusciremo a spezzare le routine di mobilità impantanate se offriremo alle persone alternative interessanti ed efficienti. Non basta creare solo misure pull come nuove offerte o incentivi, servono anche misure push sotto forma di parcheggi ridotti e il calcolo dei costi reali per il traffico automobilistico.
Anche lo sviluppo tecnologico svolge un ruolo importante: Alla fine del 2022 Mobility, insieme ai suoi partner, ha lanciato il progetto pilota «V2X Suisse», dimostrando così che la tecnologia di ricarica bidirezionale è tecnicamente possibile. Quale potenziale intravede in questo sviluppo?
La tecnologia di ricarica bidirezionale ha un enorme potenziale. Se usiamo le batterie delle auto elettriche come sciame di batterie, l’auto può diventare un booster della svolta energetica. È una questione di condizioni quadro affinché tali tecnologie possano essere gestite in modo redditizio.
Indipendentemente dal V2X, Che ruolo avrà il car sharing nel mix di mobilità del futuro?
Considerata la crescente problematica delle aree urbane, l’idea di poter utilizzare un ampio portafoglio di veicoli diversi che non devo possedere è un elemento fondamentale di una politica di mobilità intelligente. Il car sharing integra perfettamente il trasporto pubblico e può coprire i casi in cui la bicicletta o il treno sono meno adatti. Il potenziale in questo settore è lungi dall’essere sfruttato appieno.
In che misura?
La digitalizzazione offre l’opportunità di semplificare notevolmente l’accesso a tali offerte. I sistemi di assistenza personale supportati dall’IA modificheranno la scelta dei mezzi di trasporto e la renderanno più razionale. Inoltre, le preferenze dell’utente possono essere memorizzate nel cosiddetto cloud anziché nel veicolo, in modo che la sensazione tattile dei veicoli a noleggio possa essere adattata quasi automaticamente alle preferenze individuali.
Per concludere, diamo uno sguardo al futuro: Come sarà la mobilità tra 20 o 30 anni?
Nessuno lo sa. Ed è difficile fare previsioni affidabili. I fattori che possono influire sugli sviluppi in questo settore sono semplicemente troppi.
Allora la mia domanda è diversa: È ottimista sul futuro della mobilità?
Purtroppo al momento non vedo troppi motivi per essere fiduciosi. Un problema è che non percepiamo ancora bene il cambiamento climatico. In altre parole: La sofferenza non è ancora abbastanza grande da renderci pronti a cambiare il nostro stile di vita abituale. Allo stesso tempo, nel mio ruolo di ricercatore della mobilità sono condannato alla fiducia.
In altre parole?
È fondamentale che noi come società sviluppiamo una nuova visione condivisa della mobilità. Come sarà la città di domani? Qual è la nostra visione per la convivenza futura? Se affrontiamo attivamente queste questioni e traiamo poi le dovute conclusioni, la svolta è fattibile. Ci vogliono forza e resistenza, ma ne varrà la pena.